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Quello che emerge con forza è che al di là delle posizioni più estreme a favore di questo o quel media, ciò che sta cambiando sono le gerarchie tra mezzi.
Ma anche qui non tutti sono d'accordo. «Fino a pochi anni fa la televisione si prendeva quasi tutto il budget – spiega Taide Guajardo, direttore media e comunicazione Europa occidentale di Procter & Gamble, tra i primi cinque top investor del mercato italiano –. Oggi diciamo che c'è più democrazia. Nel progettare una campagna ci affidiamo a più mezzi, per questo la pianificazione è strategia. E varia da prodotto a prodotto. Forse è questo il dato di cambiamento più forte». Dello stesso parere Carlo Salvadori, direttore consumer marketing & communication di Nestlè Italia. «A dire la verità, almeno per noi, la crisi non rappresenta un motore di cambiamento del nostro mix. Abbiamo cominciato a incrociare più media già da alcuni anni, dall'avvento del digitale, per essere precisi. Infatti non escludiamo di aumentare il nostro budget nel corso del l'anno. Procediamo passo a passo, valutando singolarmente ciascun prodotto. Una campagna può nascere sulla tv e continuare sul web. Lo stesso vale per la carta stampata che oggi più che mai è legata a doppio filo con il proprio sito web». E questa volta su questo punto tutti, ma proprio tutti sembrano stranamente sono d'accordo.